Mariangela Gualtieri vince il Viareggio con Ruvido umano
È Mariangela Gualtieri la vincitrice del premio Viareggio-Rèpaci 2025 per la poesia. La poetessa cesenate si è imposta con la raccolta Ruvido umano, pubblicata da Einaudi, al termine di una selezione particolarmente combattuta che ha visto ben quattro opere finaliste, in una rara situazione di ex aequo. La giuria, presieduta dal giornalista e storico Paolo Mieli, ha voluto premiare un’opera che tocca con profondità e lucidità le contraddizioni dell’essere umano e del tempo presente.
La raccolta Ruvido umano si apre e si chiude sul tema della ruvidezza dell’umanità. Ruvidezza che è, da un lato, consapevolezza delle asprezze del vivere e della violenza che l’uomo infligge al mondo, ma che diventa anche invocazione di speranza. «Miglioreremo / siamo qui da poco. / Ancora non capiamo / e ci agitiamo troppo. / Ancora guerreggiamo», si legge in una delle poesie, quasi un augurio sommesso ma tenace. Nelle composizioni civili che chiudono la raccolta, emerge l’indignazione, mentre all’interno della cornice spiccano le immagini del selvatico, segni del sacro e il miracolo del silenzio, dove «tutto è un enigma felice / voce senza voce. Tutto cube / di sì mentre tace».
Il premio a Gualtieri è anche un riconoscimento a una voce poetica che, da decenni, lavora sul confine tra parola scritta e oralità, tra visione scenica e rigore letterario. Nata a Cesena nel 1951, ha fondato nel 1983 insieme a Cesare Ronconi il Teatro Valdoca. Tra le sue pubblicazioni con Einaudi si ricordano Fuoco centrale e altre poesie per il teatro (2003), Senza polvere senza peso (2006), Bestia di gioia (2010), Le giovani parole (2015), Quando non morivo (2019), l’antologia Bello mondo (2024) e il saggio L’incanto fonico. L’arte di dire la poesia (2022). La sua opera si distingue per la capacità di far risuonare la poesia come esperienza viva, carica di tensione spirituale e umana.
La giuria del premio Viareggio-Rèpaci 2025, oltre al presidente Paolo Mieli, è composta da una rosa eterogenea di intellettuali: Leonardo Colombati (vicepresidente), Luca Alvino, Maria Pia Ammirati, Camilla Baresani, Giorgio Biferali, Maria Borio, Gabriella Buontempo, Diamante D’Alessio, Francesca Ferrandi, Costanza Geddes da Filicaia, Emma Giammattei, Luciano Luciani, Mirella Serri e Alice Urciuolo.
Nei prossimi giorni, l’attenzione si sposterà sulle altre sezioni del premio. Per la saggistica sono tre gli autori in finale: Edoardo Camurri con Introduzione alla realtà (Timeo), Marco Follini con Beneficio d’inventario (Neri Pozza) ed Ernesto Galli della Loggia con Una capitale per l’Italia (Il Mulino). Ma è soprattutto sulla narrativa che si concentrano le attese. Il vincitore sarà annunciato sabato 26 luglio, durante la serata conclusiva in piazza Mazzini a Viareggio. In gara: Dario Buzzolan con Baracca e Burattini (Mondadori), Diego De Silva con I titoli di coda di una vita insieme (Einaudi) e Massimiliano Governi con Il pronipote di Salgari (Baldini e Castoldi).
La città toscana si prepara così a due serate di grande letteratura. Il primo appuntamento è fissato per venerdì 25 luglio alle 21.30, quando gli scrittori finalisti presenteranno le loro opere in dialogo con la giuria. Un’occasione rara per ascoltare dalla voce degli autori le storie, le visioni e le riflessioni che animano i loro libri.
Sabato 26 luglio, sempre alle 21.30 e sempre in piazza Mazzini, sarà la giornalista del TG1 Monia Venturini a condurre l’evento conclusivo, durante il quale si procederà alla consegna dei premi per le sezioni poesia e saggistica, insieme ai riconoscimenti speciali. Questi ultimi sono già stati annunciati nel mese di giugno: il premio Internazionale va a Paulina Spiechowicz, quello Giornalistico advert Alessandra Sardoni, mentre il premio Opera Prima è assegnato a Sofia Assante.
Il premio Viareggio-Rèpaci, nato nel 1929, continua così la sua lunga storia di attenzione alla letteratura italiana contemporanea. Una storia fatta di scelte spesso coraggiose e di attenzione alla pluralità delle voci.
In questa raccolta, Mariangela Gualtieri affronta il tema della fantastic, della disgregazione del corpo e delle maschere, ma anche della continuità della vita. Il tempo, elemento ricorrente nel libro, è entità che ci segna e ci modella, fino al punto in cui «scavalchiamo» per raggiungere «il tutto che rotola / intero. Il sontuoso / niente del cielo». Un viaggio lirico che attraversa paesaggi interiori e cosmici, nella consapevolezza che la poesia può ancora oggi essere uno spazio di resistenza e di ascolto profondo, «voce senza voce» di ciò che ci attraversa e ci oltrepassa.
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