Empatia artificiale di Massimo Canducci
Nell’period dell’intelligenza artificiale, le nostre emozioni sono sempre più coinvolte nelle relazioni con le macchine. Il nuovo saggio di Massimo Canducci, Empatia artificiale. Come ci innamoreremo delle macchine e perché non saremo ricambiati, affronta con rigore e profondità una delle sfide più affascinanti e controverse del nostro tempo: la possibilità di sviluppare sentimenti autentici verso entità digitali progettate per suscitare emozioni, pur sapendo che queste non potranno mai ricambiare davvero.
Un viaggio tra tecnologia, neuroscienze e filosofia
Nel suo libro, pubblicato da Egea e in libreria dal 9 maggio 2025, Canducci – supervisor, tecnologo e docente di fama internazionale – guida il lettore in un percorso che attraversa tecnologia, neuroscienze, psicologia e filosofia. L’obiettivo è esplorare le opportunità e i rischi di un mondo in cui le macchine non solo ci comprendono, ma sembrano anche “sentire” con noi. Attraverso esempi concreti, come il caso dell’uomo giapponese che ha “sposato” un ologramma o i milioni di utenti cinesi che dialogano ogni giorno con “amici AI”, il saggio mostra come la fantascienza sia ormai diventata realtà quotidiana.
Canducci analizza come, grazie a sensori, algoritmi di machine studying e reti neurali, le macchine siano oggi capaci di cogliere segnali sottili – dal tono della voce alle microespressioni facciali, dai sample linguistici ai dati biometrici – e di rispondere in modo sempre più personalizzato e convincente, fino a sembrare “umane”.
Il paradosso dell’empatia artificiale
Al centro della riflessione di Canducci si trova un paradosso che riguarda tutti noi: ci troveremo sempre più spesso a provare sentimenti autentici verso macchine progettate per farci sentire queste emozioni, pur sapendo che la loro natura è solo quella di simulare, non di provare, emozioni. Questa asimmetria – la possibilità di amare senza essere ricambiati – rappresenta sia il potenziale sia il rischio di una nuova period delle relazioni uomo-macchina.
Non si tratta solo del rischio di “innamorarsi” di qualcosa che non può ricambiare, ma anche di perdere la capacità di gestire la complessità delle relazioni reali, rifugiandosi in un mondo prevedibile, rassicurante ma fondamentalmente unidirezionale. Canducci invita a riflettere su cosa significhi essere umani, amare, fidarsi, sentirsi ascoltati, e su cosa accada quando le macchine imparano a simulare tutto questo.
Oltre le Leggi della Robotica: nuove sfide etiche
Il libro richiama le celebri Leggi della Robotica di Isaac Asimov, che per decenni hanno rappresentato un riferimento per l’etica delle macchine intelligenti. Tuttavia, Canducci sottolinea come oggi il vero rischio non sia più quello di essere fisicamente feriti da una macchina, ma piuttosto di essere manipolati, illusi o emotivamente dipendenti da intelligenze artificiali capaci di “toccare le corde giuste”. Le Leggi di Asimov, infatti, non contemplano il danno emotivo, la trasparenza delle interazioni, la tutela dell’autonomia e della privateness, né il rischio che le macchine diventino troppo convincenti nel simulare sentimenti.
Opportunità e rischi: la sfida dell’equilibrio
Canducci evidenzia anche le potenzialità constructive dell’empatia artificiale. Per chi soffre di isolamento, per chi ha difficoltà di comunicazione, per chi cerca supporto psicologico immediato, i sistemi di AI possono rappresentare una risorsa preziosa. Possono aiutare a individuare segnali precoci di disagio mentale, offrire compagnia agli anziani, facilitare l’inclusione di persone con bisogni speciali.
La vera sfida, secondo l’autore, è trovare un equilibrio tra opportunità e rischi, tra innovazione e tutela della dignità umana. Il libro propone una riflessione su come aggiornare il quadro etico e normativo, suggerendo nuove linee guida che includano la prevenzione del danno psicologico, la chiarezza sulla natura artificiale dell’interlocutore, la salvaguardia dei legami umani autentici e la valorizzazione della diversità culturale nelle esperienze emotive.
Educazione all’empatia digitale e responsabilità collettiva
Per convivere in modo sano con le nuove tecnologie, Canducci invita a sviluppare una vera e propria alfabetizzazione emotiva digitale: imparare a riconoscere la differenza tra empatia autentica e simulata, a gestire le proprie aspettative, a non delegare alle macchine la responsabilità delle nostre emozioni. Tutto questo, però, sarà inutile se non saremo capaci di mantenere vivi i legami umani autentici, di creare spazi e tempi dedicati all’interazione non mediata dalla tecnologia. L’autore si rivolge anche a sviluppatori, aziende e istituzioni, chiedendo di promuovere una cultura della trasparenza e della responsabilità.
“L’empatia artificiale non è intrinsecamente positiva o negativa. Il suo impatto dipenderà dalle scelte che faremo come società, dalle regolamentazioni che svilupperemo, dai valori che sceglieremo di incorporare in queste tecnologie e dal modo in cui decideremo di integrarle nelle nostre vite. È essenziale, quindi, che la conversazione su questi temi non rimanga confinata ai laboratori di ricerca o alle sale riunioni delle aziende tecnologiche, ma diventi parte di un dibattito pubblico informato e inclusivo.”
0 Comment