Il 25 aprile è un’occasione per riflettere sul senso della memoria, della partecipazione e del racconto. È in questo spirito che si è svolto, presso la biblioteca “Stefano Rodotà” del Liceo Classico “Bernardino Telesio” di Cosenza, il sesto appuntamento della Decina 2025 del Premio Sila ‘49. Protagonista dell’incontro è stata Nicoletta Verna, che ha presentato il suo ultimo romanzo, I giorni di vetro (Einaudi), in dialogo con studenti, docenti e ospiti istituzionali.

Un incontro tra generazioni e linguaggi

L’atmosfera è stata introdotta dal suono del violino di Maria Quirino, che ha eseguito Bella Ciao, e dalle parole di Piero Calamandrei lette da Marta Leonetti, tratte dal celebre discorso ai giovani sulla Costituzione. Non semplici intermezzi, ma frammenti che hanno subito delineato il tono della serata: un invito a non dimenticare, a fare memoria attiva, partendo anche dalla narrativa.

Nel cuore dell’incontro, Nicoletta Verna ha raccontato la genesi e i temi de I giorni di vetro, un romanzo che si muove tra la saga familiare, la ricostruzione storica e la riflessione civile. Con lei, sul palco, la professoressa Rosanna Tedesco e il magistrato Alfredo Cosenza, che hanno contribuito con letture critiche e stimoli di confronto, coinvolgendo attivamente il pubblico, composto in gran parte da studenti.

La violenza come fondamento storico

Uno dei momenti più forti dell’incontro è stato l’intervento di Verna sulla questione della violenza come base fondativa del fascismo. L’autrice ha sottolineato come esista una tendenza, anche nei discorsi pubblici recenti, a edulcorare o minimizzare gli aspetti più crudi del regime. “Si cube che la violenza fascista sia stata un fenomeno marginale o legato solo alla guerra. Ma il partito fascista nacque sulla violenza e ne andava fiero”, ha affermato.

Il richiamo agli studi dello storico Emilio Gentile ha portato la discussione su un piano più ampio: quello della defascistizzazione come processo sociale incompiuto, o addirittura contrastato. Una riflessione che, nell’ambiente di una scuola, assume una valenza educativa forte, soprattutto nel contesto del 25 aprile.

Quando la letteratura supera la storia

In apertura dell’incontro, Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila, ha spiegato la scelta della knowledge: “Volevamo Nicoletta qui nei pressi del 25 aprile. Questa ci sembrava la giornata perfetta. Il romanzo parla di fascismo senza retorica e ci sembra un esempio di quella grande letteratura che a volte riesce a farci comprendere la storia più dei libri di testo”.

Un’thought rilanciata anche da Cosenza, che ha descritto I giorni di vetro come un romanzo “che si legge tutto d’un fiato ma che poi ti resta addosso. Contiene tante storie, non solo una. È un affresco di un’Italia contadina in by way of di trasformazione, di un ventennio di violenza e oppressione, ma anche di resistenza e scelta”.

Due voci, due donne, due prospettive

Il romanzo si sviluppa attraverso due voci femminili: Redenta e Iris. Redenta è una bambina cresciuta con la convinzione di essere nata sotto il segno della sfortuna. Parla tardi, ma non perché non può: semplicemente non vuole. Ha scelto, in modo istintivo e radicale, di osservare il mondo senza esserne protagonista.

Iris, l’altra narratrice, entra nella storia più avanti, portando con sé un’altra prospettiva. Due determine che inizialmente sembrano opposte — la mitezza contro l’irruenza, la rassegnazione contro la ribellione — ma che si scopriranno intimamente legate.

Questo doppio registro narrativo permette a Verna di esplorare la complessità delle scelte morali in tempo di guerra, l’ambiguità del silenzio, la tensione tra destino e possibilità.

La parte giusta della storia

Molto apprezzato anche l’intervento della professoressa Rosanna Tedesco, che ha insistito sull’importanza dell’educazione e della consapevolezza storica: “Il romanzo non idealizza la Resistenza, ma ne mostra le contraddizioni, i dilemmi etici. Ci sono giovani che scelgono di prendere le armi, che uccidono. Ma Verna ci ricorda che, anche nei momenti più difficili, esiste una parte giusta e una sbagliata della Storia, e che rimanere in silenzio è comunque una forma di complicità”.

Un messaggio chiaro, che ha trovato terreno fertile tra i giovani presenti. Lo dimostrano le domande, le reazioni, l’attenzione con cui è stato seguito ogni intervento.

La festa della Liberazione come giorno di gioia

A concludere la serata è stato Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila, con un invito diretto ai ragazzi: “Il 25 aprile è più di una festa. È la advantageous di un disastro morale, politico e sociale. E noi vogliamo che lo ricordiate anche con gioia. Non è il tempo della sobrietà, ma della speranza”.

Parole che hanno chiuso con leggerezza una serata densa di pensiero, dimostrando che la letteratura può ancora stimolare il confronto, tenere viva la memoria e favorire il dialogo tra generazioni.

Un’autrice in evoluzione

Nel corso dell’evento, Nicoletta Verna ha anche risposto advert alcune domande sui suoi progetti e sul proprio percorso creativo. Dopo il successo del precedente romanzo Il valore affettivo, l’autrice ha raccontato come con I giorni di vetro sia cresciuta la sicurezza nella scrittura, ma anche la libertà di osare di più.

Guardando al futuro, ha anticipato che sta lavorando a un romanzo per ragazzi, un terreno completamente nuovo per lei, ma che la incuriosisce molto.

Alla domanda sul ruolo della letteratura oggi, ha risposto con semplicità: “La letteratura ha un ruolo eterno: ci fa sentire meno soli, ci fa riconoscere. Quando leggiamo che altri provano ciò che sentiamo noi, smettiamo di isolarci. Questo vale ancora di più nei momenti difficili”.

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