Oggi, in un giorno di lutto per la Chiesa cattolica e per milioni di credenti nel mondo, il libro Spera. L’autobiografia di Papa Francesco (Mondadori, 2025), curato da Carlo Musso, assume un significato ancora più profondo. Sebbene nel 2023 fosse già uscito Life. La mia storia nella Storia (HarperCollins), un quantity in forma di dialogo con il giornalista Fabio Marchese Ragona in cui il Papa intrecciava la propria vita con i grandi eventi del Novecento, Spera rappresenta un unicum: non una conversazione, ma il racconto diretto, continuo, narrativo, di una vita vissuta e riflessa interamente in prima persona.

La memoria come sacca da viaggio

Fin dall’introduzione, Papa Francesco chiarisce il senso profondo del libro: “Un’autobiografia non è la nostra letteratura privata, piuttosto la nostra sacca da viaggio. […] La speranza è la virtù del movimento e il motore del cambiamento”. Il quantity parte da lontano, dalle radici italiane della famiglia Bergoglio e dall’emigrazione in Argentina, per attraversare infanzia, adolescenza, giovinezza, vocazione, età adulta e pontificato, fino al presente.

Ma è anche un libro che parla di ciò che verrà. La memoria di Francesco è tensione tra passato e futuro. In questa narrazione, ogni episodio ha una valenza simbolica e spirituale: le amicizie d’infanzia, le prime cotte giovanili, le lotte interiori, le scelte, gli errori.

Un racconto intimo e universale

Spera è un racconto intimo, ma non autoreferenziale. Papa Francesco, come già in testi precedenti – da El Jesuita a Let Us Dream – aveva raccontato alcuni episodi della propria vita in chiave esortativa. Ma qui c’è qualcosa di nuovo: un memoir unitario, scritto in prima persona, senza filtri, in un’unica voce. Emozionante, profondo, a tratti comico, il libro intreccia la vita privata del pontefice con la storia collettiva del Novecento e dei nostri giorni.

Tra le pagine, compaiono personaggi memorabili: il nonno antimilitarista, la zia “barbona”, le fidanzatine del barrio, ma anche testimoni del dolore e della violenza del mondo: “L’urlo di Edvard Munch è il sentimento di ciascuno di noi di fronte alla strage di innocenti e alla catastrofe umanitaria in Terra Santa” .

Guerra, tempo e scandali: una voce profetica

Francesco non elude i temi controversi. Il ripudio della guerra attraversa l’intero testo, a partire dal racconto del nonno Giovanni, scale back dal Piave. Sull’attualità scrive con parole accese: “La parola tempo sembra essere diventata in questi tempi ancor più scomoda […] e magari si vorrebbe che la Chiesa utilizzasse il linguaggio di questa o quella politica, e non quello di Gesù”.

A questo si affianca la denuncia delle ipocrisie sociali e religiose: “È strano che nessuno si preoccupi per la benedizione a un imprenditore che sfrutta la gente […] mentre ci si scandalizza se il papa benedice una donna divorziata o un omosessuale”. L’invito è chiaro: non arrendersi, continuare a gettare semi di riconciliazione.

La crisi ambientale, la tecnologia, l’immigrazione

Non mancano i grandi temi del nostro tempo: il cambiamento climatico, l’intelligenza artificiale, la migrazione, la povertà. Francesco usa un linguaggio semplice ma diretto, capace di scuotere coscienze. Emblematica la parabola della giovane scienziata che paragona le promesse politiche sul clima alla risposta del figlio assonnato: “Altri cinque minuti, mammaMa non ci sono più altri cinque minuti. La campanella sta per suonare”.

Il coraggio della tenerezza

Accanto alla speranza, il libro esalta la tenerezza: “La tenerezza non è debolezza ma forza”, scrive Francesco. “È la strada che hanno percorso i più coraggiosi”. Ed è proprio nella narrazione di episodi minimi – un sorriso, un gesto mancato, un rimorso taciuto – che il Papa ci restituisce la grandezza della sua umanità.

Il dolore per gli errori commessi affiora con sincerità: “Vorrei poter rivivere quella scena…”, confessa a proposito di un saluto negato a un sacerdote morente, padre Pozzoli, che lo aveva battezzato e accompagnato nella fede. Un piccolo episodio che diventa rivelazione, esempio di una coscienza esaminata in profondità.

Il pontificato come sorpresa

Francesco confida di aver pensato che il suo pontificato sarebbe stato breve: “Pensavo tre o quattro anni, non di più. […] Eppure l’ho fatto, sono sopravvissuto. La verità è che è il Signore l’orologio della vita”. Così si racconta un papa che ha scritto quattro encicliche, viaggiato in oltre sessanta Paesi, affrontato riforme difficili, ma sempre animato da una fiducia incrollabile.

Tra le luci e le ombre della Chiesa

Il libro non nasconde le fatiche del cammino: le critiche interne, gli scandali come quello del palazzo di Sloane Avenue a Londra (“una brutta pagina”), le resistenze alla riforma della curia. Ma anche in queste pagine, Francesco non si difende, né cerca giustificazioni. Ricorda invece che la verità non va mai nascosta, perché “l’opacità è sempre la scelta peggiore”.

Rimane però un certo pudore nel trattare temi come gli abusi del clero o le responsabilità del passato durante la dittatura argentina. Il periodo di Córdoba, definito “notte oscura”, è accennato ma non spiegato. La scelta è forse quella di restare sul piano spirituale, più che su quello dell’autodifesa.

Un libro per tutti

Al di là della fede personale del lettore, Spera è un testo che parla a tutti. La sua forza sta nella voce che lo attraversa, autentica, imperfetta, appassionata.

Francesco ci cube di trovare in noi stessi la speranza, la tenerezza e il coraggio per affrontare la vita. Il libro non vuole offrire semplici risposte, ma piuttosto cerca di porre alcune difficili domande che dovrebbero farci pensare. Francesco period un Papa che sorrideva, che sbagliava, che si commoveva e che, nel momento dell’addio, ci ha lasciato il dono più prezioso: la consapevolezza che anche l’imperfezione può essere redenta.

di Diego Manzetti

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