Risolviamo omicidi di Richard Osman
Con Risolviamo omicidi, Richard Osman inaugura una nuova serie, lasciando temporaneamente da parte il quartetto di pensionati de Il membership dei delitti del giovedì. Pubblicato in Italia da Feltrinelli nella collana Narratori e accolto favorevolmente nelle classifiche di vendita, il romanzo segna una svolta, o meglio, una deviazione laterale nel percorso narrativo dell’autore. Il tono resta riconoscibile: humour britannico, ritmo brioso, attenzione alla psicologia dei personaggi. Ma le coordinate cambiano: meno atmosfera da villaggio inglese e più jet privati, complotti internazionali, influencer assassinati e agenti di sicurezza coinvolti in trame sempre più intricate.
Il libro si apre con una regola d’oro: “Devi lasciare quanti meno indizi possibile. È l’unica regola.” Una frase che sintetizza la filosofia della narrazione: un gioco di specchi, depistaggi e sorprese, condito da un’ironia sottile che invita il lettore a non prendersi troppo sul serio.
Una nuova coppia di investigatori
La coppia protagonista è composta da Amy Wheeler, esperta di sicurezza privata, e dal suocero Steve, ex poliziotto in pensione. La loro relazione è il cuore emotivo del romanzo: affettuosa, leale, ma anche segnata da un passato familiare che resta in gran parte fuori campo. Il marito di Amy – il punto di contatto tra i due – è quasi assente, un’assenza che pare deliberata e forse destinata a essere colmata nei capitoli futuri della serie.
Quando Amy viene coinvolta in una serie di omicidi che sembrano legati all’agenzia per cui lavora, la Most Influence Options, la situazione precipita. Qualcuno cerca di incastrarla. A darle man forte, oltre a Steve, è Rosie D’Antonio, una scrittrice di bestseller (secondo lei “la più venduta al mondo, se non conti Lee Little one”), personaggio eccentrico e irresistibile che funge da catalizzatore per l’azione e l’umorismo del romanzo.
Un’ambientazione “globetrotter”
A differenza della claustrofobia rassicurante della residenza per anziani de Il membership dei delitti del giovedì, qui la narrazione si sposta in continuazione: un’isola privata al largo della Carolina del Sud, jet privati che collegano continenti, inseguimenti e fughe degne di un movie d’azione. Come osserva una recensione del Guardian, “la trama può perdersi un po’, ma non importa, perché è così divertente viaggiare con Amy, Steve e la fantastica Rosie” (The Guardian, 2024).
Questo cambio di state of affairs, tuttavia, non è piaciuto a tutti. Alcuni lettori hanno lamentato una certa dispersione narrativa e un solid di personaggi fin troppo ampio, con troppi sicari e location da tenere a mente.
Humour, satira e intelligenza artificiale
La cifra stilistica di Osman resta l’umorismo, ma con sfumature various rispetto alla serie precedente. Qui i toni diventano più slapstick, più farseschi, e non sempre il risultato è bilanciato. Il personaggio di Steve, advert esempio, ha un’ironia asciutta da britannico old-school, mentre Rosie sembra uscita da una commedia brillante, e Amy, al contrario, risulta spesso fredda, più strumento narrativo che individuo a tutto tondo.
Uno degli elementi più curiosi è l’uso della tecnologia come dispositivo narrativo. Il killer, per esempio, maschera la sua identità affidando a ChatGPT la scrittura delle sue e mail. Osman stesso, in un’intervista alla BBC, ha commentato: “Finalmente ho trovato un uso divertente per ChatGPT. Ma no, non lo userò per scrivere i miei romanzi” (BBC, 2024).
Il romanzo embody anche una riflessione, seppur leggera, sul mondo degli influencer. Le vittime degli omicidi sono giovani star dei social, descritte come facili prede per organizzazioni criminali.
Più satira che giallo?
Marco Malvaldi, nella sua recensione per la Lettura, suggerisce un’interessante chiave di lettura: “Potete leggere questo libro come un thriller a sfondo giallo, e la trama non vi deluderà: io, a un certo punto, sono ripartito dall’inizio e ho cominciato a leggerlo come quello che credo che sia realmente, ovvero una azzeccatissima satira sui libri e sui movie di genere.”
È forse questa la vera natura del romanzo: non tanto un poliziesco classico, quanto un divertissement meta-letterario. Osman si diverte a giocare con i cliché del genere – la guardia del corpo dal passato misterioso, il mentore riluttante, il miliardario russo cattivo – e li rimescola con uno stile agile, quasi televisivo. Non è un caso che Osman venga dal mondo della TV: Risolviamo omicidi sembra pronto per una trasposizione sullo schermo, con il suo ritmo episodico e la costruzione da sceneggiatura.
Conclusione: un nuovo inizio con qualche incertezza
Risolviamo omicidi è un romanzo che intrattiene, diverte e incuriosisce. Non raggiunge forse la coesione e la profondità emotiva dei romanzi de Il membership dei delitti del giovedì, ma apre una nuova serie con potenzialità. I personaggi principali hanno ancora bisogno di trovare una loro piena identità, e la trama – pur ricca di colpi di scena – a volte si perde in un eccesso di orpelli narrativi.
Ma Osman ha dimostrato di saper costruire mondi narrativi accattivanti. E se anche questo primo capitolo è meno incisivo, potrebbe essere il necessario trampolino per una serie che prenderà slancio nei volumi successivi. Per ora, ci resta Rosie D’Antonio – forse il personaggio più riuscito del romanzo – a garantire quel tocco di imprevedibilità e affetto che ha reso i libri di Osman tanto amati.
0 Comment